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| CITAZIONE (pescarenech @ 16/11/2007, 09:51) CITAZIONE (h.smart @ 15/11/2007, 16:50) Il problema non è il bambino, ma il genitore che lo accompagna. Al bambino, che il Lecco giochi bene o di merda, che sia primo o ultimo poco importa; lui viene attirato dai colori, dai cori, dalla folla che urla e si agita, non tanto da quel che accade in campo: certo, se il genitore a fine partita gli dice: "Che pena 'sta squadra, era meglio se andavamo sul lungolago a mangiare il gelato" il figlio quando crescerà diventerà juventino/interista/milanista e farà l'abbonamento a Sky. Secondo me su 100 coppie genitore-figlio "attirate" dalla promozione allo stadio, ne torneranno sì e no 4 o 5. Che sono comunque 4 o 5 più di nessuna. Secondo me la promozione vera è tra gli adolescenti: si deve puntare sulle scuole superiori, alla fascia che va dai 14 ai 18 anni. Poi, se uno la passione per lo stadio ce l'ha, viene; se non ce l'ha non riesci a convincerlo nemmeno pagandogli trasferta, pranzo, tribuna, the e pasticcini... Ma almeno ci avrai provato. Dai non fate qualunquismo. Il genitore fa quello che può e che sente. Propone, ascolta, approva o disapprova e fa i conti col borsellino. Io a 9 anni andavo allo stadio da solo o con mio fratello e non succedeva un cazzo. Oggi come sarebbe possibile??? E' un problema di responsabilità oltre che di tifoseria. Il mio l'ho portato allo stadio a 4 anni e non è più uscito.... sono stato fortunato? Boh. Io sono contento per lui e per me ma se avesse fatto scherma o atletica leggera lo sarei stato ugualmente. Perchè qualunquismo, scusa ? Io cosa ho scritto se non quello che hai detto tu ? L'input per i piccoli deve venire dal genitore: io i miei 2 figli li ho portati allo stadio da subito. Il primo non si è appassionato e ancora oggi vive la partita come un pallosissimo intermezzo fra la PS2, il DS e le Cards; il secondo invece ha contratto il virus a Pontirolo e adesso non salterebbe una partita nemmeno se arrivasse a casa Amato in persona a consegnargli un decreto.
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